Soave Bolca 2018 – La mia gara

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Cartello indicazione Soave Bolca
Trail Soave Bolca

Perché la Soave Bolca

Per il terzo anno consecutivo ho deciso di correre una delle gare di casa organizzate dalla mia società sportiva: la Soave Bolca. Le prime due edizioni sono state accompagnate per tutto il tragitto dalla pioggia, quest’anno invece anche se le previsioni meteo ne indicavano la presenza in modo leggero, il caldo si è fatto sentire e anche parecchio.

Correre la Soave Bolca vuol dire immergersi tra i vigneti che a settembre daranno vita ad uno dei vini più apprezzati al mondo: il Soave DOC. E’ una gara (per me) dura costantemente in salita dalla partenza sino all’arrivo, sono 33 km e 1900 D+ ufficiali (la media, la lunga 45 km e 2400D+).

Preparativi, partenza e percorso della Soave Bolca

La partenza è fissata per le ore 8.00 quindi vivendo a pochi km da Soave decido questa volta di svegliarmi alle 6.00 con più calma. Suona la sveglia e anche in questa occasione decido di fare una normale colazione, doccia, barba e via in direzione felicità. Ritiro pettorali in zona Porta Verona all’ingresso delle mura della città, dallo stesso punto un’ora dopo ci sarà la partenza.

Prendo un caffè offerto dagli Alpini che alla Soave Bolca come in altre manifestazioni organizzate dal G.S.D. Valdalpone De Megni non mancano mai e mi dirigo verso il gonfiabile. Mi guardo in giro nella speranza di trovare qualche viso conosciuto ma non ne trovo, Francesco ed Andrea quest’anno hanno deciso di partecipare ad un’altra gara (Francesco) o di restare a casa con la famiglia (Andrea).

Mancano pochi minuti alla partenza, la Soave Bolca sta per entrare nel vivo e come ogni manifestazione podistica a cui ho partecipato è arrivato il momento di ascoltare l’inno Nazionale di Mameli. Lo ascolto e lo canto con molta attenzione, forse sarò troppo nazionalista ma risentirlo ogni volta mi fa venire la pelle d’oca. 5..4..3..2..1..si parte.

La gara entra subito nel vivo, salento di qualche metro si svolta prima a destra e subito dopo a sinistra andando a percorrere la stradina in pietra che porta in su sino all’ingresso del Castello. La strada è stretta e inizia il traffico, arrivati in cima si attraversa un piccolo arco stretto dove inevitabilmente si crea una leggera coda, poi si riparte sempre in salita sul lato posteriore del Castello. Dopo qualche metro il secondo ingorgo, conoscendo il percorso decido di andare piano e di attendere con tranquillità il mio turno, è anche un modo per poter prendere fiato visto che a freddo la prima salita anche se breve impegna parecchio.

Superato il secondo imbuto si continua a salire sempre su una piccola strada in pietra che porta sino al percorso denominato ”X capitelli” che attraversa il comune di Soave ed il comune di Monteforte d’Alpone, un percorso collinare che in molti percorrono ogni giorno di corsa o semplicemente camminando ammirando la bellezza del paesaggio che li circonda cercando per qualche ora un pò di tranquillità e di quiete lontano dal lavoro e dal traffico cittadino. Finalmente il percorso si apre e si comincia a correre liberamente al proprio passo, brevi salite e discese portano gli atleti al 3° km dove ad attenderli c’è la prima vera salita della gara: si passa dai 132mt ai 288mt in meno di 800mt.

Superata vi è un pò di strada in piano che ci porta fino al primo ristoro, una leggera rinfrescata visto le temperature intorno ai 25° e via di corsa verso l’arrivo. Si riparte e dopo 6 km ci troviamo ad un’altezza di 478mt, come già detto gara sempre in salita fino all’altezza massima toccata di 945mslm. La gara è un su e giù a cui in parte sono abituato e procede molto gradevolmente, a differenza di altre gare e di quello che ho scritto qui questa  volta mi sono portato un paio di cuffie e la discografia completa degli AC/DC, tanto è che mi danno una carica imprevista fino al 25° km dove da li iniziano stranamente i miei problemi.

Telefono impazzito e musica fuori uso, da qui i miei problemi…coincidenze?

Tutto andava liscio come l’olio, avevo distaccato alcuni atleti che sembravano avere il mio passo e mi dirigevo verso l’arrivo. Conoscevo il percorso avendo già gareggiato altre due volte alla Soave Bolca e quindi sapevo dove potermi permettere di riprendere fiato e dove invece dovevo impegnarmi un pò di più. Ma proprio mentre tutto sembrava andare per il verso giusto………… Il telefono da cui ascoltavo musica ha iniziato stranamente a fare i capricci. Avevo con me un Samsung S8 quindi telefono di ultima generazione (che ho sostituito con un S9 una settimana dopo) ma che fino a quel giorno non avevo mai utilizzato per per quella funzione.

Improvvisamente il volume inizia ad abbassarsi di colpo fino a spegnersi del tutto, provo a rialzarlo ma era come se dall’altra parte del telefono nel suo interno ci fosse qualcuno che lo riabbassasse velocemente. Provo ad escludere la funzione dati e lo rimetto nel marsupio, un paio di km e il telefono riprende a fare i capricci. Questa situazione inizia a darmi su i nervi e mi costringe a fermarmi per sistemare telefono e cuffie. Vado avanti cosi fino al 28° km quando decido di spegnere tutto e di riporre telefono e cuffie nello zaino, continuerò la mia Soave Bolca senza musica come ho sempre fatto.

Guardo l’orologio e mi accorgo di aver corso gli ultimi 3 km in un tempo superiore alla media di tutti gli altri km corsi fino a quel punto, cosi decido di ripartire e cercare di recuperare i minuti persi ma non avevo fatto i calcoli con il caldo e le mie gambe. Comincio a sentire la fatica addosso, siamo al 29° km e nonostante abbia preso sali minerali continuamente e gel ogni 50 minuti, le mie gambe sembrano cedere del tutto. Trovo un ristoro e incontro Maria , una cliente del negozio dove lavoravo prima che ogni anno da una mano a quel ristoro, e vedendomi distrutto mi viene incontro aiutandomi, facendomi una doccia di acqua gelata con un tubo dell’acqua che normalmente si usa per innaffiare.

Sembra funzionare e mi sembrano tornare anche le forze, bevo della coca-cola, mangio un paio di pezzi di banana e riparto ringraziando per l’aiuto avuto. Ma non è tutto oro quel che luccica, infatti ci vogliono qualche centinaio di metri per ricadere in uno stato pietoso; gambe bloccate, passo pesante, respiro affannoso, non ce la faccio a correre e così continuo a camminare. Un paio di passi con l’aiuto dei bastoncini e uno stop, un paio di passi e uno stop, così avanti sino al 31° km quando non so per quale strano motivo ma le gambe fiato e cervello iniziano a funzionare di nuovo.

Momento euforico o semplicemente crisi superata?

Guardo l’orologio e mi accordo di aver corso gli ultimi 3 km in 35′ venendo superato da gente che avevo lasciato dietro km e km fa. La Soave Bolca non è ancora terminata e mi sento pronto per ripartire, non vorrei arrivare al gonfiabile strisciando ma se dovesse essere l’unico modo per arrivare allora lo farei.

Riparto e ripongo i bastoncini, oramai le salite impegnative sono tutte alle spalle e non ve ne è più bisogno. Inizio a sentire la voce dello speaker che pronuncia i nomi degli atleti che varcano la linea della finish line così mi do la carica e aumento il passo. A tratti in una leggera salita ho momenti di cedimento che con un pò di buona volontà e ottimismo supero senza troppi problemi.

Mi guardo dietro e non vedo nessuno, sono solo e manca 1 km. Corro, sono quasi all’arrivo. Eccolo li subito dopo la curva. Quando arrivo al traguardo della Soave Bolca si stanno svolgendo le premiazioni dei top runners cosi il mio arrivo passa un pò in sordina. La ragazza mi porge la medaglia, è la terza partecipazione e il terzo arrivo alla Soave Bolca.

Guardando la foto mi accorgo di aver stoppato l’orologio mentre mi stavano infilando la medaglia, stremato ma sorridente ce l’ho fatta: tempo ufficiale 4h59’24”, migliorato di 16′ il personale (gli ultimi 6 km li ho corsi in ben 58 minuti).

Conclusioni finali e ringraziamenti

Molto probabilmente dopo tre edizioni il prossimo anno deciderò di correre una gara diversa dalla Soave Bolca, tanto per diversificare un pò le medaglie e vedere altri scenari. L’organizzazione è sempre una delle cose più riuscite in questa gara, niente è lasciato al caso.

La balisatura del percorso è stata la migliore di tutte le gare che ho corso fin ora, vi era una balise ogni 40 mt ben visibile sia su piano che alle deviazioni. Ristori ricchi e abbondanti tranne in un solo caso, credo che prima di me sia passato una mandria di tori ma ci può stare, acqua, sali minerali, coca cola e ogni altro ben di Dio sempre presente.

Il percorso costantemente in salita è uno dei più duri corsi forse proprio per la sua caratteristica, il paesaggio suggestivo e molto caratteristico. Il ristoro finale come sempre il top: pasta a volontà, birra fresca e per finire una piccola grigliatina di carne con salsiccia, polenta e pancetta ai ferri, cosa volere di più? Per coloro che lo desiderano gli organizzatori mettono ogni anno a disposizione una zona con massaggi gratuiti e docce che, quest’anno a differenza degli altri anni erano calde.

Grazie a tutti gli atleti che ho incontrato durante il percorso, a quelli con cui ho scambiato qualche chiacchiera e a quelli che mi hanno incitato a non mollare nei momenti difficili. Grazie a mia moglie che anche se non mi segue fisicamente lo fa con il cuore. E un grazie a te che sei riuscito a leggere il mio racconto fino alla fine. Prossimo appuntamento Trail dell’Orsa Ultra

 

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