5 libri che ogni Runner dovrebbe leggere

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Libri di Runnerpercaso

L’ultima volta c’eravamo lasciati con le vacanze estive ancora lontane, ora invece ci ritroviamo con le vacanze alle porte. In questo articolo voglio consigliarvi altri 5 libri che personalmente ho letto e che voglio condividere con voi. Tutti i libri che ho letto fin ora mi hanno sempre insegnato qualcosa, non solo ho imparato tecniche di corsa ed esercizi fisici per migliorare le mie prestazioni, ma ho imparato come gestire situazioni critiche e ”muri” psicologici che si ergono alti davanti agli occhi quando si è in debito ad esempio di ossigeno. Se non lo avete ancora fatto qui il mio primo articolo con i primi 10 consigli.

Ogni libro è un viaggio, e l’unico bagaglio che portiamo con noi è l’immaginazione.
(Fabrizio Caramagna)

“Correre rende felici”. Si potrebbe riassumere così il percorso che Gaia De Pascale traccia in queste pagine: unica fra tutte le discipline sportive, la corsa è una filosofia di vita, e insieme metafora stessa del vivere. Chi corre lo fa per spezzare ogni condizionamento o limite: si oppone al destino, esprime la propria nostalgia per l’infanzia perduta o per un ideale di purezza e autenticità a cui tendere, sfoga emozioni e tensioni sopite da troppo tempo, supera le barriere che la vita gli ha imposto. In una parola, correre è sinonimo di libertà, oltre i vincoli sociali, culturali, oltre le sbarre di qualsiasi prigione, mentale o reale, fisica o emotiva. Ecco quindi una ricchissima carrellata di figure, ognuna emblema di tale pulsione, dal mito greco ai conflitti sociali del Novecento, dalla savana africana ad Alice nel Paese delle Meraviglie, dagli scatti brucianti dei velocisti alle imprese titaniche degli ultrarunner, fra cui spicca il leggendario Marco Olmo. Le storie raccolte in questo libro sono tante e diversissime fra loro, lontane nello spazio e nel tempo della storia, ma non è difficile riconoscerne un centro comune. Quando si tratta di correre, agonismo e competizione non contano più di tanto: l’obiettivo non è sconfiggere l’avversario o inanellare l’ennesimo record, ma arrivare in fondo, raggiungere il traguardo, vincere la sfida che prima di tutto affrontiamo con noi stessi, le paure, le prove durissime di cui il destino ha costellato la nostra strada.

Luciano Gigliotti detiene un record: le uniche medaglie d’oro ottenute da maratoneti azzurri alle Olimpiadi (con Gelindo Bordin nel 1988 e con Stefano Baldini nel 2004) portano la sua firma di allenatore. La sua brillantissima carriera di scopritore e preparatore di campioni della maratona e del mezzofondo gli è valsa il soprannome di “Professor Fatica”. Affiancato da Claudio Rinaldi, giornalista nonché maratoneta per diletto, Gigliotti si racconta “a cuore aperto” in questo libro, testimonianza di un grande uomo di sport e, nello stesso tempo, fotografia del mondo dell’atletica – e della maratona in particolare – e della sua evoluzione nell’arco di oltre mezzo secolo: una particolare sezione, arricchita da dettagliate tabelle, è infatti dedicata alle metodologie di preparazione alla corsa. Completano il libro interviste ai più grandi campioni allenati da Gigliotti e a vari collaboratori, che mettono in evidenza, oltre agli aspetti tecnici, l’importanza dei rapporti umani, premessa indispensabile per ogni successo. Prefazione di Enrico Arcelli.

Prima ancora che economica, la crisi da cui tutti ci sentiamo attraversati si sta rivelando, essenzialmente, interiore. Nella nostra società, caratterizzata dal venir meno dei tradizionali vincoli di fiducia e di responsabilità, assistiamo infatti a un progressivo indebolimento delle forze mentali e motivazionali degli individui. Se, come sembra, il dominio incontrastato della tecnologia ha tracciato l’unico orizzonte possibile di futuro, non vale più nemmeno la pena chiedersi se Internet ci renda stupidi o intelligenti. La risposta c’è già: essere sempre connessi con un altrove, “condividere” ogni esperienza per la paura di non percepirla come davvero reale, ci sta trasformando in persone disattente, distratte, dissociate. Se non utilizzate in maniera consapevole, le tecnologie digitali – computer, social network, smartphone – riducono la capacità di rimanere concentrati anche per pochi istanti su di un obiettivo, minano le nostre fondamenta corporee e percettive. Sono tanti i fattori educativi e culturali legati allo stile di vita che determinano un simile scenario: crediamo che ogni minima difficoltà possa essere affrontata e superata per mezzo di pillole o aiuti esterni; ci sentiamo demotivati quando la nostra volontà individuale è ostacolata perché in antitesi con la propensione al consumo; miti come “il talento” o le “capacità innate” – supportati dal ricorso a una genetica non di rado fraintesa erodono la fiducia nelle capacità personali del soggetto…

“La solitudine del maratoneta” deve la sua fama in parte a una suggestiva trasposizione cinematografica di Tony Richardson, ma soprattutto allo stile innovativo, e ancor oggi modernissimo, della scrittura di Sillitoe. Il racconto che dà il titolo alla raccolta è un lungo e inarrestabile fiume in piena di sessanta pagine che ripercorre, al ritmo dei suoi passi durante una gara di maratona, i pensieri agitati del protagonista. Colin Smith, un giovane scapestrato rinchiuso in riformatorio, di cui il direttore dell’istituto ha intuito e incoraggiato il talento sportivo, continuerà a chiedersi a ogni passo della sua gara per chi o per cosa stia correndo, trovando l’unica risposta possibile a un passo dal traguardo.

”Se vuoi puoi. Quello che sembrava impossibile, se lavori duramente non è più impossibile. È questa la visione. Come un esploratore la va a cercare, un musicista la canta, un pittore la dipinge, uno scrittore la mette in parole, così un corridore la corre.

Michele ha una folgorante carriera da modello a Miami e New York, macchine sempre più grandi, tanti soldi per pagarsi ogni capriccio, feste tutte le sere, una moglie bellissima. E bellissimo è anche lui, tanto che viene presentato a Madonna come «The Abs», gli addominali. Però, una sera, si trova sul davanzale del suo appartamento al quindicesimo piano a chiedersi che farsene di tutto quel lusso e degli eccessi. Se non è quella la sua strada, allora qual è? La risposta arriva come un colpo di fulmine, nascosta dentro un libro: l’ultramaratona. Nel giro di un anno diventa uno dei campioni più forti al mondo, ma vincere per lui non conta.

L’ultra è una sfida con se stessi, non con gli altri: correre per centinaia di chilometri, in tutte le condizioni atmosferiche, tra i ghiacci del Canada o con cinquanta gradi nella Valle della Morte, spingendo il corpo e la mente oltre ogni limite immaginabile. Passo dopo passo, mentre le gambe cedono e i muscoli si disfano, nella solitudine di una corsa infinita, Michele vive gli opposti: la sua fragilità estrema di fronte alla natura e la forza della sua volontà, che si libra oltre la fisicità, per esplorare cosa c’è dopo la fatica e il dolore. In questo libro, Folco Terzani racconta la straordinaria storia di un ragazzo che aveva tutto ma non era niente, e nel ritorno all’atto primordiale della corsa ha trovato la sua libertà, il suo coraggio, il suo essere più puro. Perché alla fine l’ultra non è più uno sport: è un mezzo per arrivare alla natura e a se stessi.

Con questi cinque libri siamo arrivati a quota venti con la speranza di essere riuscito ad invogliarvi a leggerne almeno uno. A volte il tempo è poco e la vita frenetica sempre di corsa ci obbliga ad avere ritmi elevati e poco tempo per se stessi. Prendetevi del tempo, in vacanza al mare o in montagna, dopo il lavoro, prima di un allenamento. Prendete un libro e iniziate a leggere, vedrete che non ne farete più a meno. Qui gli ultimi cinque libri consigliati. Buona lettura

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