CMP Trail – un peccato non esserci

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Pettorale CMP Trail

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Non potevo mancare anche quest’anno, il CMP Trail era un’obiettivo che doveva essere raggiunto e portato al termine e così è stato. Un anno fa a causa di un affaticamento muscolare dovuto ad una gara corsa sette giorni prima, non ho potuto partecipare all’edizione due del CMP Trail. Questa volta invece nonostante l’assenza di allenamento e una tendinite al tendine d’Achille sx che sto ancora curando, ho voluto esserci a tutti i costi. L’ultima gara a cui vi ho preso parte risale alla Strafexpedition del 2 settembre, mentre gli unici allenamenti del mese risalgono al 26 e al 30, complice una vacanza a New York dove è impossibile non correre a Central Park o in una della strade che costeggia il fiume Hudson in Jersey City.

Prima di correre il CMP Trail, tra una gara e l’altra, ho voluto effettuare un ciclo di tre sedute di onde d’urto, l’ennesimo ortopedico che mi ha visitato infatti me le ha consigliate per cercare di porre fine all’infiammazione che mi porto dietro da diversi mesi. Inoltre, sempre lo stesso medico mi ha consigliato di non correre sino a quando l’infiammazione non sarà sparita del tutto. Il CMP Trail però era li ad attendermi e io non potevo deluderlo visto anche il parterre di top runners presenti: Marco Olmo, Francesca Canepa, Silvia Rampazzo, Luca Miori…

Con quale spirito dunque affronto il CMP Trail?

Ricapitolando: senza allenamento e una gamba malconcia, ma dove volevo andare? Domenica mattina mi sveglio presto come ogni pre-gara per fare una sostanziosa colazione ma a differenza di tutte le altre volte, oggi non ho voglia di fare una colazione super ma mi accontento di quello che trovo in dispensa. Thè caldo e miele, qualche biscotto e un paio di fette biscottate con della marmellata fatta in casa. Niente di più che una semplice colazione.

Non ero teso come le altre volte, ho voluto affrontare il CMP Trail con molta leggerezza ma senza sottovalutare l’evento, erano comunque 43 km e 2100 D+. Lo zaino era già pronto, l’abbigliamento anche, gli accessori? SI! Era una domenica diversa dalle altre, ero eccitato più del solito solo perchè avrei testato in gara i miei nuovi bastoncini N&W Curve, i nuovi plantari ortopedici e la mia nuova action cam Gopro Hero Black 7, quindi il morale era alto e lo spirito quello giusto.

La gara: prima e durante

Arrivato a Bassano del Grappa (VI) mi dirigo presso Villa Angarano per il ritiro pettorale (n.135) e pacco gara (anche quest’anno molto ricco). La villa è stupenda, una’affascinante villa del 1548 inserita tra l’altro nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO insieme ad altre ville Palladiane del Veneto. Prima del ritiro mi accorgo che gli organizzatori hanno pensato a tutto: vista la posizione della partenza all’interno della villa dove non vi sono bar nelle vicinanze, dove alla fine della gara si effettuerà il pasta party.

Al mattino invece si può decidere di fare colazione (a proprie spese) scegliendo tra caffè, cappuccino, croissant alla marmellata o cioccolato e fette di torta di vario tipo presumibilmente fatte in casa. Opto per un caffè e un pezzo di torta molto buono e vado a ritirare il pettorale. Ritirato il tutto mi dirigo verso l’auto dove mi cambio e mi preparo per la partenza.

Tutto pronto, è ora di dirigermi al nastro di partenza. Strada facendo incontro Marco Olmo (testimonial CMP), di lui so quasi tutto, ho letto i suoi libri e ho già avuto modo di incontrarlo durante una serata informativa a Verona. Mi fermo e aspetto che finisca di parlare con un altro ragazzo poi gli chiedo se posso fare una foto con lui. come al solito è gentile e me ne concede più di una. Lo saluto e proseguo.

Arrivo quasi vicino al gonfiabile ed incontro Francesca (Canepa) con cui qualche giorno prima ho scambiato qualche messaggio sul suo profilo social. Gli avevo chiesto se potessi fare con lei una foto e naturalmente così è stato. Una persona umile, molto dolce che mi è sembrata addirittura in imbarazzo.

Io sono super contento e proseguendo di qualche metro incontro Michela, una mia collega di lavoro con cui scambio qualche parola. Oggi non gareggia quindi è in incognito. E’ arrivato il momento di andare, sono le 8.25 e tra 5 minuti si parte. Mi avvicino al nastro di partenza e mi posiziono a metà fila dal lato opposto, bene ora sono pronto.

3…2…1…si parte, che le danze abbino inizio. Parto come se fossi il favorito e mi ritrovo per i primi km nella parte alta della corsa. Guardo l’orologio e meravigliato mi accorgo di andare ben 1 minuto sotto il mio PB, troppo veloce così decido di rallentare. Non ci riesco, sono troppo euforico e continuo a tenere il passo.

Dopo 3 km però mi devo fermare per applicare dei cerotti anti-vesciche sotto i piedi, sembra che i plantari mi diano fastidio. Riparto euforico e saluto un concorrente che nei primi km ha preso un brutto colpo ad una caviglia, credo che abbandoni già la gara. I primi km di percorso sono in piano quindi abbastanza veloci, per i primi 4 km alla nostra destra scorre il fiume Brenta. Arriviamo a Campese ed inizia la prima salita: 1000 D+ in appena 5 km.

Qui si scollina cima Monte Caina a 1121 mslm (il punto più alto del percorso) e qui il mio nuovo acquisto dei bastoncini curvi hanno fatto già il loro lavoro. Poco prima della cima devo fermarmi su di una panchina e togliermi definitivamente i plantari ortopedici, mi fanno male e credo stiano per uscire un paio di vesciche, meglio non rischiare (una settimana dopo la gara li ho riportati indietro per farmeli sistemare, ora attendo la prossima gara o allenamento in montagna).

Metà dislivello è andato e per la condizione fisica in cui mi trovo, i bastoncini sono risultati un validissimo aiuto (molto presto una loro recensione dettagliata). La vista dalla cima è fantastica, le gambe si riposano e gli occhi godono di un paesaggio mozzafiato che va dalla vista di tutta Bassano del Grappa fino ad una vasta fetta dello sbocco della Valsugana, un’enorme porzione della pianura veneta (nelle giornate particolarmente terse si riescono a vedere addirittura gli Appennini).

Quello che mi fa più male non sono le salite (i bastoncini curvi sono un aiuto eccezionale, perchè non li ho comprati prima?) ma le discese. Al 20° km cominciano a farmi male entrambe le ginocchia a tal punto che la discesa diventa quasi impraticabile. Continuo la gara tra una sosta per una ripresa video e una foto e una sosta ad uno dei ristori lungo il percorso dove incontro dei volontari molto gentili e cortesi.

I dolori aumentano tanto da farmi rallentare molto, questa volta non è la cartilagine che sembra tenere, ma sono entrambe le bandellette ileotibiali a darmi problemi. Lo scarso allenamento si fa sentire. Stringo i denti e proseguo, il panorama merita ed io oramai sono qui tra le colline Marosticensi di San Floriano e San Benedetto, non posso fermarmi proprio ora.

Incontro uno dei fotografi ufficiali della gara che mi prende alla sprovvista: ”dovete mettere un cartello qualche metro prima” gli consiglio, ”altrimenti così ci fotografate stanchi e sofferenti”. La ragazza sorride, io la saluto e proseguo la corsa, se non erro mi trovavo tra le pozze d’acqua sorgive dell’Oasi Gemma.

Non manca tanto alla fine e anche se i dolori sono forti trattengo il fiato e proseguo. Ammetto di aver pianto in un paio di occasioni e di aver maledetto tutti i momenti in cui ho voluto essere qui, ma il CMP Trail era tanta roba per non esserci. ”Ultimo km” c’è scritto in alto a destra su di un cartellone bianco e la mia action cam si sofferma proprio li, ed io tiro un sospiro di sollievo.

Ma l’ultimo km sembra non finire mai, mi sorpassano in molti, tutti quelli (uomini e donne) che negli ultimi km con un colpo di coda trovano la forza di arrivare al traguardo in condizioni decenti. Normalmente lo farei anche io ma non ce la faccio, mi fermo spesso. Mi accosta Natalina, una donna di mezza età  che scoprirò pochi minuti dopo essere la senatrice della Lavaredo Ultra Trail, una delle gare a cui vorrei prender parte.

Con una scusa (i dolori al ginocchio) a pochi metri dal traguardo, prima di rientrare in villa Angarano la lascio andare, Lei entra e viene accolta dallo speaker come se fosse stata lei la vincitrice della gara. Lo speaker è troppo impegnato per accorgersi di me, si perchè alla fine sono arrivato anche io dopo pochi secondi (il real time dice 1 secondo, il tempo di gara invece dice 6 secondi).

Non si accorge di me, non si volta, non mi vede. Gli unici che se ne accorgono fortunatamente solo il fotografo ed una volontaria che viene a consegnarmi la tanto voluta e cercata medaglia da ”finisher”.

La gara: considerazioni finali

Sarebbe stata una gara diversa se non avessi dovuto lottare da metà percorso contro i dolori alle ginocchia, forse il prossimo anno sarà diversa chi lo sa. Una gara organizzata in maniera maniacale in ogni suo aspetto (tranne le docce, quelle le trovo fredde sempre e ovunque) dalla balisatura del percorso al ristoro finale, dall’assistenza medica in moto sempre e ovunque presente ai ristori ben equipaggiati e alle giuste distanze tra loro. che dire: un applauso agli organizzatori per la riuscita dell’evento.

Per essere una gara giovane (alla sua terza edizione) è stata davvero ben organizzata. Ci rivedremo il prossimo anno? Tutto è possibile, questa gara mi ha lasciato un pò di amaro in bocca per le mie condizioni fisiche quindi…è probabile che il prossimo anno ritorni. Tempo finale 8h16’45”

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